I struggled with the middle chapters in this book. It's almost as if the author (and she admits as much in some places) is still struggling with her own internalized -isms and using the book to work through them. Some choices in language and examples reveal unexamined biases, and put me off from the reading, and there are too many names/examples throughout the book for me to keep track of. The end chapters of the book redeem themselves though, talking much more openly and expressively about challenging relationship norms, showing ways in which others have done that challenging, and ending on really uplifting examples and language for both those coming to terms with their own ace identity or exploring and learning about the community.
I've identified as gay for a while, but these last years I realized I was probably closer to aroace, but hadn't found a satisfying confirmation online, so I was excited to read this book. I'm happy to announce that it lives up to its audacious subtitle (What Asexuality Reveals About Desire, Society, and the Meaning of Sex).
Ideas I particularly liked seeing explored or picked apart:
How labels are useful to find meaning and shared experiences. (The words are gifts. If you know which terms to search, you know how to find others who might have something to teach. They are, like Lucid said, keys. Intellectual entryways to the ace world and other worlds. Offerings of language for as long as they bring value.)
Compulsory sexuality: I LOVE it when authors analyze concepts that don't necessarily imply each other. Yes, you can want intimacy but not …
I've identified as gay for a while, but these last years I realized I was probably closer to aroace, but hadn't found a satisfying confirmation online, so I was excited to read this book. I'm happy to announce that it lives up to its audacious subtitle (What Asexuality Reveals About Desire, Society, and the Meaning of Sex).
Ideas I particularly liked seeing explored or picked apart:
How labels are useful to find meaning and shared experiences. (The words are gifts. If you know which terms to search, you know how to find others who might have something to teach. They are, like Lucid said, keys. Intellectual entryways to the ace world and other worlds. Offerings of language for as long as they bring value.)
Compulsory sexuality: I LOVE it when authors analyze concepts that don't necessarily imply each other. Yes, you can want intimacy but not being that interested in sex (just as you can love to read and not want to grow A Collection™).
Disorder vs. variation
Queerplatonic relationships
Amatonormativity (The assumption that “a central, exclusive, amorous relationship is normal for humans.” Not simply normal, but preferable. Not only preferable either, but ideal and necessary—better than being polyamorous, better than having a strong web of family, better than having a close-knit group of friends. A good that we should universally work toward and are incomplete without.)
Conflict between being ace and belonging to another minority, like how being ace and disabled can put someone at odds with both ace activism ("we are not sick!") and disability rights activism ("just because we're disabled doesn't mean we don't want a fulfilling sex life!")
Ho scoperto questo libro da alcuni post nel fediverso e letto inizialmente una traduzione del capitolo In sickness and in health, che tratta dei rapporti tra asessualità e disabilità, sul blog del collettivo Carrodibuoi. Purtroppo non esiste ancora una traduzione in italiano.
Fra i libri sull’asessualità è quello che mi ha colpito di più. Idealmente si pone a metà strada tra i saggi accademici che ho letto su quel tema, testi a volte illuminanti ma spesso troppo impersonali, e le raccolte di storie vissute da membri della comunità, in cui potevo trovare qualcosa in cui riconoscermi, questo è certo, ma spesso mi lasciavano confuso per la quantità di esperienze diverse che trovavo.
Credo che il libro abbia tre scopi. Il primo, naturalmente, è descrivere l’asessualità a qualcuno che non conosce l’argomento, sia che il suo sia un interesse personale sia che sia spinto dalla semplice curiosità. Il secondo è evitare …
Ho scoperto questo libro da alcuni post nel fediverso e letto inizialmente una traduzione del capitolo In sickness and in health, che tratta dei rapporti tra asessualità e disabilità, sul blog del collettivo Carrodibuoi. Purtroppo non esiste ancora una traduzione in italiano.
Fra i libri sull’asessualità è quello che mi ha colpito di più. Idealmente si pone a metà strada tra i saggi accademici che ho letto su quel tema, testi a volte illuminanti ma spesso troppo impersonali, e le raccolte di storie vissute da membri della comunità, in cui potevo trovare qualcosa in cui riconoscermi, questo è certo, ma spesso mi lasciavano confuso per la quantità di esperienze diverse che trovavo.
Credo che il libro abbia tre scopi. Il primo, naturalmente, è descrivere l’asessualità a qualcuno che non conosce l’argomento, sia che il suo sia un interesse personale sia che sia spinto dalla semplice curiosità. Il secondo è evitare di trattare l’asessualità come un qualcosa di isolato, ma descrivere tutte le interazioni che questa può avere con altre categorie che utilizziamo per giudicare il mondo, come la disabilità o l’appartenenza a una minoranza etnica, avendo una visione del fenomeno il più possibile varia. Ognuno degli undici capitoli del libro tratta un argomento, e lo fa di solito prendendo come filo il vissuto di uno degli intervistati o un racconto personale dell’autrice. I punti di svolta del racconto e i dubbi dei personaggi danno lo spunto per approfondirne i concetti, portare ad esempio ulteriori storie, parlare dei dibattiti tuttora in corso sull’argomento. Concetti, dati, l’esperienza personale dell’autrice e quelle delle decine di persone che intervista sono inseriti in un discorso coerente che riesce a toccare molti temi diversi senza diventare caotico o didascalico.
Il terzo scopo, quello dichiarato dal titolo, è partire dall’insieme di esperienze diverse che l’autrice raccoglie per capire qualcosa di più generale sul mondo in cui viviamo. Questo è sicuramente ciò che mi ha fatto apprezzare più il libro: il fatto che per quanto le storie degli intervistati potessero essere diverse dalla mia, le loro testimonianze avevano comunque qualcosa di personale da dirmi sulle maniere in cui sino a quel momento avevo guardato me stesso e gli altri.
Review of 'Ace: What Asexuality Reveals About Desire, Society, and the Meaning of Sex' on 'Goodreads'
5 stars
Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more
Ace è il libro che sognavo di leggere da quando ho finito di digerire cosa fosse l’asessualità e in che modo fosse sempre stata una parte di me. Volevo leggere qualcosa che non soltanto risonasse con il mio vissuto, ma che portasse la ricchezza dell’esperienza asessuale nella nostra società, in modo da metterne in luce quelle storture che rimangono nascoste sotto strati di inconsapevolezza e convenzioni. Anche quest’orientamento così spesso banalizzato in quellз che non fanno sesso ha molto da dire sulle dinamiche relazionali e su come la sessualità compulsiva sia tossica per chiunque, non solo le persone asessuali.
Chen parte dalla sua storia personale e da quella di altre persone asessuali per mostrare come l’idea che tutti gli esseri umani normali e sani debbano necessariamente avere un certo livello di desiderio di fare sesso – quella che …
Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more
Ace è il libro che sognavo di leggere da quando ho finito di digerire cosa fosse l’asessualità e in che modo fosse sempre stata una parte di me. Volevo leggere qualcosa che non soltanto risonasse con il mio vissuto, ma che portasse la ricchezza dell’esperienza asessuale nella nostra società, in modo da metterne in luce quelle storture che rimangono nascoste sotto strati di inconsapevolezza e convenzioni. Anche quest’orientamento così spesso banalizzato in quellз che non fanno sesso ha molto da dire sulle dinamiche relazionali e su come la sessualità compulsiva sia tossica per chiunque, non solo le persone asessuali.
Chen parte dalla sua storia personale e da quella di altre persone asessuali per mostrare come l’idea che tutti gli esseri umani normali e sani debbano necessariamente avere un certo livello di desiderio di fare sesso – quella che viene chiamata sessualità compulsiva – porta a disumanizzare tuttз coloro che non vogliono farlo. Rifiutarsi di avere rapporti sessuali senza una motivazione ritenuta valida (sia pure Ho il mal di testa), porta immediatamente a pensare che ci sia un qualche problema di salute – un’idea appoggiata in parte anche dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, che prevede l’esistenza di un disturbo del desiderio sessuale ipoattivo – oppure un rifiuto a impegnarsi seriamente nella relazione.
Ancora peggio quando la sessualità compulsiva si sposa con altre idee oscure della nostra società, come l’impossibilità, per una persona disabile, di avere una vita sessuale proprio a causa della sua disabilità – e quindi la conseguente difficoltà per chi è disabile e asessuale di riconoscere, e veder riconosciuto, il proprio orientamento come una parte di sé e non della propria disabilità. Oppure la necessità di mettere un freno alla sessualità di persone razzializzate perché ritenuta eccessiva e pericolosa per il mantenimento di una inesistente purezza razziale – e la conseguente difficoltà di far emergere l’asessualità perché ritenuta una cosa da bianchз.
Liberare la sessualità dalle rigide gabbie che la volevano accettabile solo a certe condizioni e lasciare le persone libere di praticarla come meglio si confà loro è stata una tappa fondamentale e un processo ancora in corso. Tuttavia, nessunǝ sarà davvero liberǝ finché alla piena libertà di dire sì si affiancherà la libertà di dire no senza temere alcuna conseguenza, alcun giudizio e alcuna patologizzazione.